Il capitolo è uno strumento dalla forte valenza politica perché accompagna i rover e le scolte a maturare una coscienza critica, a diventare capaci di scelte libere e ad assumersi responsabilità concrete. (Art. 23).
COS'È E A COSA SERVE
Serve a maturare giudizi di valore su temi di comune interesse per la comunità, da tradurre in concrete scelte d’impegno individuali e comunitarie. È costituito da un insieme di attività ed esperienze diverse e fra loro correlate: • un tempo di analisi attiva e approfondimento del tema trattato attraverso ricerche, interviste, questionari, incontri con testimoni ed esperti, esperienze dirette in luoghi significativi: è la fase del VEDERE; • un tempo di discernimento, dove la comunità che ha raccolto i necessari elementi di conoscenza si confronta responsabilmente e si orienta su una posizione condivisa, chiedendosi poi come possa rendersi utile per offrire un contributo fattivo. È un momento in cui dedurre, ovvero maturare opinioni e assumere un punto di vista informato, avendo compreso il quadro complessivo della questione senza rimanere sulla superficie: è la fase del GIUDICARE;
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• un tempo d’impegno attivo, testimoniato da azioni concrete che servano a informare, sensibilizzare, testimoniare, provocare un cambiamento e servire: è la fase dell’AGIRE. Il capitolo deve avere durata certa e occupare solo una parte dell’anno, in genere alcuni mesi. Deve essere ben progettato nelle diverse fasi e alimentato di esperienze concrete perché l’attenzione e la motivazione di rover e scolte restino vivaci. Deve condurre il clan/fuoco ad azioni concrete. Non basta capire come vanno le cose: dalla presa di posizione è necessario che nasca l’impegno effettivo nel cercare e realizzare delle soluzioni, anche piccole ma reali. Ponendosi in questa dinamica costruttiva gli R/S fanno esperienza di buona cittadinanza e di impegno politico, diventando così capaci di intervenire consapevolmente nella realtà attraverso il proprio impegno. Si costruiscono come uomini e donne di speranza, con la voglia di cambiare il mondo, cittadini consapevoli della propria capacità di azione politica.
IO ROVER, IO SCOLTA
Quando ci ritroviamo a scegliere il tema di un capitolo non è semplice tirar fuori delle idee che siano condivise. Qualcuno si lascia un po’ trascinare, altri invece portano avanti con forza le loro idee personali. Discutiamo, raccontiamo quello che ci interessa e proviamo a trovare qualcosa che entusiasmi tutti e che sembri interessante per il nostro percorso. Una volta scelto il tema cerchiamo di costruire un programma che dia un ordine sensato alle attività di ricerca, agli incontri, alle discussioni, alle esperienze, per arrivare con consapevolezza a esprimere un giudizio condiviso e a scegliere come agire.
Quest’anno il capitolo è stato proprio un’esperienza arricchente. Abbiamo avuto la possibilità di esplorare delle
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realtà sorprendenti del nostro territorio. Abbiamo saputo dell’esistenza di esperienze di impegno di grande valore e incontrato dei testimoni che hanno lasciato un segno. È nata così la fiducia di poter essere utili a nostra volta, di poter incidere concretamente per il cambiamento positivo della nostra realtà.
Terminato il nostro percorso, abbiamo sentito il bisogno di raccontare quello che avevamo scoperto e abbiamo pensato di mettere in piedi una veglia R/S. Dobbiamo ammettere che la tentazione era quella di pensare che il nostro “agire” potesse limitarsi a quel momento lì. I capi ci hanno però aiutato a capire che quello era solo un piccolo tassello e che potevamo e dovevamo impegnarci ancora e di più…
Spesso da un capitolo parte l’idea della nostra route, magari per approfondire un tema a noi caro, andando a incontrare dei testimoni. In altre occasioni, invece, sono nati dei bei progetti concretizzatisi in nuove esperienze di servizio sul territorio.
Alla conclusione di un capitolo spesso ci è venuto spontaneo interrogarci sulla nostra carta di clan. Le esperienze forti, che ci segnano in profondità, ci spingono a rinnovarla integrandola di contenuti nuovi che ci sembra particolarmente urgente rendere nostri. In questo modo la carta di clan resta un documento sempre vivo e attuale, che tiene traccia degli orizzonti d’impegno verso i quali vogliamo spenderci.
A volte è capitato di imbarcarci in capitoli eterni nel cui svolgimento ci perdiamo; non capiamo dove stiamo andando a parare e perdiamo motivazione per proseguire. Bisogna trovare i giusti equilibri ed è fondamentale cercare di far sentire tutti coinvolti, anche chi tende a nascondersi e ad aspettare la “pappa pronta”.
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IO CAPO
• Sicuramente il capitolo serve ad andare a fondo nelle cose, a farsi carico e interessarsi di un problema alla volta per cercare, insieme, delle soluzioni reali. Garantendosi un giusto tempo per la maturazione di giudizi di valore, mai superficiali, ci si rende conto di come i ragazzi riescano ad abbandonare ogni tentazione disfattista e a maturare una visione e una mentalità costruttiva.
• Il lavoro del capitolo mette in evidenza e valorizza le diverse capacità dei rover e delle scolte: dall’indagare criticamente, al saper realizzare concretamente, emergono tante e diverse sensibilità e abilità. Tutte utili se gli intenti si uniscono.
E s’impara gli uni dagli altri a saper approfondire un tema e a lavorare in comunità.
• Il capitolo ci mette alla prova nella nostra capacità di ragionare insieme, di sviluppare un pensiero plurale e condiviso.
È una gran fatica ma, al tempo stesso, la strada più efficace per crescere anche nelle nostre competenze relazionali.
• Nel capitolo cerchiamo sempre di andare fuori: la comunità
R/S incontra molte realtà del territorio in cui sono attivi uomini e donne di buona volontà, capaci di impegno sociale, politico, umanitario. Sono incontri estremamente significativi per i rover e le scolte, che generano pensieri e intuizioni positive. Nascono così delle proposte per nuove occasioni di servizio o delle idee di impegno vocazionale e professionale.
• Nel capitolo abbiamo trovato un ottimo strumento per coinvolgere i novizi e le novizie nel percorso del clan/fuoco.
Per esempio, il noviziato ha realizzato un cortometraggio raccogliendo delle testimonianze utili alla fase di ricerca.
Il clan/fuoco ha apprezzato molto il loro contributo e lo ha valorizzato nella veglia R/S, che ha rilanciato il tema nella piazza centrale del paese.
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ALCUNE ATTENZIONI
• Attenzione a non far diventare il clan/fuoco un gruppo sedentario di discussione e i rover e le scolte dei puri conversatori.
L’ambiente della comunità R/S resta la strada ed è fuori dalle sedi, osservando con i propri occhi, che gli R/S possono raccogliere elementi utili per capire a fondo le situazioni e superare i luoghi comuni e i pregiudizi.
• Il capo offre un supporto nel delineare degli orizzonti di senso che orientano il giudizio che nasce sulle situazioni analizzate, alla luce dei valori del Vangelo, della Promessa e della Legge.
• Il capitolo non deve essere una forzatura, una tappa ordinaria e poco convinta del percorso annuale. Deve piuttosto caratterizzarsi come momento di slancio che susciti passione, motivazione e impegno presso i ragazzi. Perché questo avvenga, piuttosto che sedersi a un tavolo e selezionare asetticamente un tema di approfondimento di supposto interesse collettivo, è utile provocare la loro curiosità facendola scaturire da esperienze autentiche, d’incontro con storie, fatti e persone. È quindi opportuno che il tema del capitolo nasca da uno spunto di attualità, da un avvenimento, da un vissuto della comunità o di alcuni suoi componenti.
• È importante che si dedichi al capitolo un tempo congruo al progetto che si intende realizzare, senza stabilire tempistiche rigide ma evitando al contempo di dilungarsi eccessivamente. Una buona progettazione richiederà anche agli R/S di stabilire una durata adeguata, calibrando di conseguenza il percorso da realizzare.
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TRACCE DI VITA CRISTIANA
«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). L’incarnazione di Dio è uno dei punti centrali della nostra fede. La Parola, il Figlio di Dio, per rivelarsi e comunicarsi pienamente si fa uomo, assume la storia umana: gioie, dolori, fatiche e speranze. Questo stile di Dio – essere dentro la storia degli uomini, senza sconti e privilegi – è anche lo stile della Chiesa, popolo di Dio che cammina nella storia. Come raccontare agli uomini e alle donne di oggi il Vangelo di sempre, il desiderio di comunione di Dio con l’umanità? Come rispondere sempre meglio al mandato missionario: annunciare il Vangelo fino agli estremi confini della terra, con parole e azioni che incrocino l’esistenza concreta delle persone che vivono nella complessità di questo oggi?
Conoscere la storia, leggere i segni dei tempi, rispondere alle domande sempre nuove che la interpellano, è il compito della Chiesa chiamata a incarnarsi nella storia. E ogni tanto anche la Chiesa, obbediente al soffio dello Spirito, sente l’urgenza di fare un Capitolo. Lo ha fatto al tempo dei primi apostoli, col primo Concilio di Gerusalemme (At 15). Allora il rischio era quello di rinchiudere l’esperienza cristiana dentro il recinto sacro della cultura e delle tradizioni giudaiche. Qualcuno aveva la pretesa che i discepoli che provenivano da altre culture o tradizioni (ellenismo) assumessero anche tutte le tradizioni giudaiche (per esempio la circoncisione: At 15,1). Su tale questione Paolo dovette addirittura opporsi apertamente all’autorità di Pietro (Gal 2,11-14). Fu grazie al soffio dello Spirito e all’ardore dell’apostolo di Tarso che questa pretesa venne meno. Fu un processo di conoscenza, valutazione e decisione non senza controversie e contrarietà. Fu scritta anche una lettera da inviare alle comunità: «Quando l’ebbero letta, si rallegrarono per l’incoraggiamento che infondeva» (At 15,31).
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Un altro Capitolo decisivo la Chiesa lo ha celebrato poco dopo la metà del secolo scorso (1962-1965): il Concilio Ecumenico Vaticano II. La comunità dei credenti, sotto la guida dei loro pastori, si è posta questa domanda: «Quale è il mio compito nel mondo contemporaneo?». Ecco la risposta: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. (…) Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia»1 .
1
Gaudium et Spes, 1, 7 dicembre 1965